Pulizia è sentirsi meglio

Il tumore al sigma può ritornare

Perché l’intestino si ispessisce?
Quando bisogna praticare la resezione?
Quando si verificano gli ascessi intestinali?
Cosa è il volvolo?

Il sigma, o colon sigmoideo, è la parte finale dell’intestino crasso compresa tra il colon discendente e il retto. In anatomia è chiamato con questo nome in quanto la sua forma ricorda vagamente la S (sigma) dell’alfabeto greco.

Si tratta del segmento del colon che può maggiormente variare sia per lunghezza sia per struttura. La sua parete esterna, ricoperta dal peritoneo e ancorata alla parte addominale posteriore, è quella con il maggior numero di appendici omentali, delle piccole sacche piene di lipidi che si trovano anche vicino all’intestino tenue e lungo l’intestino trasverso.

Il sigma, come le altre parti del colon, riceve il sangue da due vasi sanguigni di grosso calibro, l’arteria mesenterica superiore e l’arteria mesenterica inferiore, e da diverse altre ramificazioni più piccole che trasportano il flusso sanguigno in tutto l’apparato gastrointestinale. Si occupa di formare le feci e di farle transitare verso il retto, provocando lo stimolo defecatorio, nonché di riassorbire l’acqua e gli elettroliti utili per il corretto funzionamento dell’organismo umano.

donna disperata per tumore al sigma

Si dice sigma intestino o intestino sigma?

La definizione corretta sarebbe colon sigmoideo o semplicemente sigma, anche se nel linguaggio parlato è molto diffusa pure l’espressione sigma dell’intestino.

Patologie sigma: che tipo di dolore si accusa?

Una patologia, o un leggero disturbo, al sigma si avverte in genere con una fitta, che può variare di intensità da lieve a cronica, nella parte sinistra dell’addome, che corrisponde al fianco sinistro. Questo dolore addominale, che può verificarsi anche dopo aver fatto sforzi gravosi, di solito scompare nel giro di poche ore, ma se persiste per giorni in quel caso è meglio richiedere il consulto del proprio medico di fiducia, perché potrebbe essere il primo segnale di una malattia ben più grave.

Per esempio, se il dolore è accompagnato da una sensazione di vomito continua, potrebbe essere lo spettro della sindrome del colon irritabile, una patologia che colpisce l’intestino crasso e che si manifesta con nausea, meteorismo, gonfiore addominale e mal di pancia che può peggiorare quando i pazienti fanno pressione sulla zona infiammata o provano a piegarsi o a sedersi per cercare di alleviare il disturbo.

Sigma: dove è localizzato il dolore?

Nella parte inferiore sinistra dell’addome, corrispondente al fianco sinistro.

Perché l’intestino si ispessisce?

L’intestino può ispessirsi in seguito alla comparsa di alcune malattie che possono interessare l’apparato gastrointestinale, come la sindrome del colon irritabile, la colite ulcerosa, il morbo di Crohn, la diverticolosi e il cancro gastrico. Per trattare l’ispessimento delle pareti intestinali e ridurlo in modo graduale, i medici si avvalgono del cortisone, che è molto efficace, ma il cui uso se prolungato nel tempo può portare i pazienti a sviluppare stati confusionali, mal di testa, nausea, vomito, problemi cutanei, disturbo del sonno e aumento di peso.

Un’alternativa valida al cortisone, ma che non presenta così tanti effetti collaterali, sono gli immunosoppressori: questi farmaci, come si intuisce dal nome, si occupano di sopprimere il sistema immunitario dei pazienti. Di solito vengono utilizzati in quelle terapie che richiedono la modulazione in negativo della risposta immunitaria, come ad esempio nel caso del morbo di Crohn, dei trapianti d’organi e della rettocolite ulcerosa.

Quando bisogna asportare l’intestino?

L’asportazione dell’intestino, o colectomia, si esegue quando si manifestano determinate patologie come il cancro all’intestino (nei casi più gravi, soprattutto quando il tumore è ad uno stadio avanzato, si pratica una colectomia totale), il morbo di Crohn, la colite ulcerosa, la diverticolite, l’occlusione intestinale e i polipi intestinali, oppure quando si verificano perdite di sangue molto gravi a livello dell’intestino e che non accennano a migliorare.

Quando bisogna praticare la resezione?

La resezione intestinale, che prevede la rimozione di un tratto più o meno lungo dell’intestino, dev’essere praticata quando compaiono lesioni come diverticoli, tumori benigni o maligni e malattie infiammatorie diffuse o localizzate in un determinato punto del colon. L’intervento chirurgico, che si svolge sempre in anestesia totale, prevede l’asportazione del segmento colpito dalla patologia, poi il ristabilimento del tubo dell’apparato digerente tramite la sutura delle due estremità che sono state sezionate.

In genere qualche settimana dopo l’operazione, che viene effettuata ad addome aperto, il medico specialista esegue una colonscopia di controllo per vedere se è andato tutto bene e se non si sono ripresentate problematiche di vario genere. Al giorno d’oggi, oltre a questa tecnica, è disponibile una procedura meno invasiva e che viene eseguita in centri specializzati: la laparoscopia.

Questa procedura, seppur più complessa rispetto alla prima, consente di ottenere gli stessi risultati e viene ormai adoperata su scala diffusa nel trattamento dei vari tipi di tumore colon-rettale. Per quanto riguarda i pazienti che vi si sottopongono, a differenza di quelli che prediligono la tecnica tradizionale, si ha una ripresa delle funzioni intestinali più rapida e un decorso postoperatorio più confortevole.

Quando viene colostomizzata una persona?

Una persona viene colostomizzata quando sono presenti alcune patologie dell’intestino crasso molto gravi e che non possono essere risolte diversamente, come il cancro del colon retto, la diverticolite (se i trattamenti risultano inefficaci o tardivi), il morbo di Crohn, l’occlusione intestinale, l’incontinenza fecale e la malattia di Hirschsprung.

La colostomia, che viene sempre eseguita in anestesia totale, prevede la deviazione del colon verso un’apertura (o stoma) praticata nell’addome, fatta per essere collegata ad una sacca impermeabile (o pounch) che consente la fuoriuscita e la raccolta delle feci.Può essere permanente oppure temporanea. Se si tratta di una soluzione temporanea, occorre avere pazienza perché oltre a volerci molto tempo prima che si possa togliere il sacchetto, è necessario sottoporsi ad un secondo intervento chirurgico con cui l’intestino viene messo di nuovo in comunicazione con l’ano.

Un problema segnalato dai pazienti, che per alcuni è davvero imbarazzante (soprattutto se vivono con altre persone o devono eseguirlo in posti come bagni pubblici), è la gestione autonoma dello svuotamento della sacca. Esiste però un modo per risolverlo e far durare di più l’autonomia della sacca, di maniera da non essere costretti a svuotarla o a buttarla in luoghi pubblici e sotto gli occhi di tutti: cambiare gli orari dell’alimentazione.

Con ciò intendiamo che, i pazienti dotati di stoma, dovrebbero fare colazione la mattina presto, il pranzo verso le 14.00 e la cena verso le 20.00. Inoltre, per evitare di dover cambiare il sacchetto con frequenza, è importante non bere durante i pasti, ma solo un’ora dopo.

Quali sono le malattie intestinali più frequenti?

Le malattie intestinali più frequenti sono il morbo di Crohn, una patologia infiammatoria cronica, la rettocolite ulcerosa e le coliti indeterminate, che sono tutte quelle coliti che non possono essere classificate né come rettocoliti ulcerose né come morbo di Crohn.

Quali sono le malattie dell’intestino più mortali?

Le patologie intestinali più mortali sono l’ischemia intestinale, una condizione poco conosciuta e che si manifesta con un dolore acuto, il morbo di Crohn, i tumori maligni dell’intestino, la malattia di Fabry e l’insufficienza intestinale cronica.

Quando si verificano gli ascessi intestinali?

Gli ascessi intestinali hanno cause molteplici: possono verificarsi sia in seguito alla perforazione di un organo, come nel caso della peritonite, sia a causa di gravi patologie come la diverticolite, la colecistite cancrenosa, la pancreatite, l’infarto intestinale e traumi penetranti che interessano l’addome. In alcune situazioni, anche se fortunatamente quest’ultime sono più rare, gli ascessi intestinali possono insorgere in seguito a complicazioni post-intervento operatorio.

Malattie intestinali: fanno dimagrire o ingrassare?

Le malattie intestinali, incluse quelle di origine non cancerosa, fanno dimagrire, quindi sono le principali responsabili della perdita di peso non dovuta ad una dieta o ad esercizio fisico.

Tra queste possiamo trovare la celiachia, il morbo di Crohn, la rettocolite ulcerosa, la gastrite, la pancreatite e l’ulcera peptica.

Malattie dell’intestino: come si diagnosticano?

Le patologie intestinali possono essere diagnosticate soltanto attraverso la colonscopia, che in alcune regioni italiane è obbligatoria dopo i 50 anni di età come misura preventiva, affiancata da altri test clinici come il VES e il PCR, la risonanza magnetica e il clisma del tenue.

colonscopia per diagnosi tumore al sigma

 

Per quanto riguarda la prevenzione, superata la soglia dei 40 anni è utile sottoporsi in modo periodico a sedute di idrocolonterapia, perché oltre a pulire accuratamente il colon dai residui fecali e alimentari, disintossica l’organismo e favorisce la ricostituzione della flora batterica.

Oltre all’idrocolonterapia, un altro metodo (quest’ultimo è più invasivo, ma garantisce risultati efficaci e sicuri al 100%) per prevenire le malattie dell’intestino, ma anche diagnosticarle in modo precoce, è quello di effettuare un clisma opaco presso uno studio specializzato o un ospedale. Questo esame radiologico, oltre a rendere visibile l’intestino crasso tramite l’inserimento di un liquido di contrasto nel retto, consente di individuare per tempo problematiche come stenosi, occlusioni rettali, polipi, diverticolosi e adenocarcinomi al colon.

Perché si crea un tumore nell’intestino?

Un tumore all’intestino può essere una conseguenza estrema di una rettocolite ulcerosa, del morbo di Crohn o di un’altra malattia intestinale cronica non curata, ma non solo: può avere infatti anche origine ereditaria (una persona che ha avuto parenti malati o deceduti a causa di questo tipo di cancro ha circa il 25% in più di possibilità di contrarlo) o, come succede nella maggior parte dei casi, essere provocato da una dieta troppo ricca di grassi e povera di fibre.

Questo cancro, diversamente dagli altri tipi, non ha sintomi specifici, ma può essere individuato grazie all’osservazione di alcuni segnali di allarme che vengono dati dal corpo, come il sangue nelle feci, la sensazione di dover andare al bagno anche quando non se ne ha realmente bisogno o di non aver vuotato completamente l’intestino, le feci deformate e un’alternanza persistente di stitichezza e diarrea senza una ragione apparente.

Se preso nella fase iniziale, può essere rimosso con un intervento chirurgico (in genere con una resezione dell’intestino), ma se presenta già delle metastasi, può essere un problema, perché in questo caso non è consentita un’operazione curativa. Il pericolo maggiore infatti è che, oltre all’intestino, possa aver coinvolto altri organi, come ad esempio il fegato. Per questo motivo, a seconda dello stadio in cui si trova la malattia, in questo caso gli specialisti preferiscono intervenire con la chemioterapia o la radioterapia.

Una volta la presenza di metastasi (cellule maligne che si staccano dal tumore originario e che si diffondono negli altri organi del corpo) era garanzia di decesso per i malati, mentre oggi, grazie ai progressi fatti nel campo della medicina, alcune possono essere rallentate, mentre altre estinte del tutto, portando alla guarigione dei pazienti. Tuttavia, se le metastasi sono cronicizzate (alcune foto orrende, presenti su Internet, mostrano quanto può essere drammatico quest’ultimo caso, soprattutto se ad esserne colpiti sono dei parenti o delle persone appartenenti alla nostra cerchia famigliare più ristretta), l’unica cosa che rimane da fare è prendere atto della situazione, evitando gli accanimenti terapeutici e accompagnando il paziente nel miglior modo possibile nel suo ultimo viaggio.

Tumore al sigma: può ritornare, anche se operato?

Sì, purtroppo il tumore al colon sigmoideo è recidivo, anche dopo essere stato operato, e può tornare dopo cinque anni dalla prima diagnosi. Per questo motivo è importante sottoporsi a controlli periodici, perché spesso il ritorno del cancro al sigma è caratterizzato da metastasi che possono attaccare altri organi, fegato in primis, rendendo più complesso il decorso della patologia.

L’adenocarcinoma, anche se curato, può tornare dopo 2 anni?

Sì, anche se viene curato, un adenocarcinoma può ritornare dopo due anni e ciò scatena sempre molta paura nei pazienti, soprattutto in quelli più a rischio (che hanno superato i 50 anni di età) o provenienti da famiglie in cui ci sono già stati dei decessi per cancro. Per questa ragione, anche se sono stati dichiarati guariti, è fondamentale che i pazienti si sottopongano a controlli costanti e a cure per eliminare eventuali residui microscopici della malattia.

Anche il conforto e la vicinanza degli amici e dei famigliari è importante, in quanto oltre a tranquillizzarli, permette loro di affrontare con serenità la loro condizione e di parlarne senza il timore di essere giudicati.

Tumore: dove si crea più di frequente?

Il tumore si crea più di frequente nel colon sigmoideo (o sigma), anche se nel 2017 c’è stata un’incidenza significativa dei casi di tumore dell’intestino cieco (+11%). Più basse invece le possibilità di contrarre il cancro all’intestino medio o all’intestino crasso, a meno che non ci sia già una predisposizione nella famiglia.

Cosa è l’intestino sigma prossimale?

L’intestino sigma prossimale è il tratto finale che collega il colon sigmoideo al colon discendente.

Quando si ricorre alla laparoscopia?

Si può fare ricorso alla laparoscopia sia per effettuare una diagnosi precoce e tempestiva del tumore tramite il prelevamento di un piccolo campione sia per eseguire la rimozione di un cancro maligno oppure di una sezione dell’intestino infiammata e che non risponde in alcun modo ai trattamenti meno invasivi (come nel caso del morbo di Crohn e della diverticolite).

Non è faticosa né tanto meno eccessivamente dolorosa, in quanto prevede la realizzazione di un numero ridotto di piccole incisioni per introdurre il laparoscopio e altri strumenti chirurgici. A differenza della tecnica ad addome aperto, la laparoscopia è poco invasiva e, come abbiamo già visto, il processo di guarigione e di ripresa dei pazienti dopo l’intervento è molto più rapido.

Quando avviene la neoplasia?

La neoplasia avviene generalmente per fattori ambientali come l’inquinamento, il fumo, la cattiva alimentazione, l’obesità, lo stress, la mancanza di attività fisica, le infezioni e le radiazioni ionizzanti. Può anche essere generata da mutazioni a livello del DNA, che in genere favoriscono la crescita delle cellule e anche lo sviluppo di metastasi.

Differenza tra polipi e diverticoli

I polipi sono delle escrescenze anomale, precancerose o cancerose, che possono crescere nella parete intestinale, più precisamente nel rivestimento dell’intestino crasso, mentre i diverticoli sono delle piccole sacche presenti in modo naturale nel colon sigmoideo.

Di solito non creano disturbi, se non dei crampi o dei saltuari mal di pancia, ma se si infiammano, possono dare origine alla diverticolite, un disturbo con sintomi molto simili a quelli dell’appendicite e che, a seconda della gravità, può essere curato con un cambio drastico dello stile di vita o seguendo una terapia farmacologica. Per quanto riguarda invece la verticolite non esiste né tanto meno è un’altra malattia dell’apparato gastrointestinale, ma si tratta di un errore di pronuncia con cui viene indicata la diverticolite.

Cosa è il volvolo?

Il volvolo è un ripiegamento anormale di un’ansa dell’intestino su sé stessa. Più frequente nei bambini e nei neonati piuttosto che negli adulti, può essere fatale a causa di due importanti conseguenze che ne derivano: il blocco intestinale e l’apporto ridotto di sangue. Il blocco intestinale, o occlusione intestinale, si verifica quando c’è un’ostruzione parziale o totale dell’intestino tale da bloccare, o rallentare nei casi meno gravi, il transito dei prodotti digeriti.

Un ridotto apporto di sangue invece, oltre a far soffrire il tratto di intestino interessato e a provocare un’ischemia intestinale (o infarto), può portare ad un collasso degli altri organi.

Tumore al sigma: è meglio il Normix o il Ciproxin?

Il Normix viene usato per curare la diarrea del viaggiatore e per contrastare episodi diarroici, compresi quelli che possono verificarsi in fase pre e post operatoria negli interventi chirurgici che riguardano il tratto gastrointestinale. Non può essere utilizzato in caso di allergia alla rifamicina, di ostruzione intestinale parziale, di gravi ulcere all’intestino, di febbre o di sangue occulto nelle feci.

Tra i suoi effetti collaterali possiamo trovare mal di testa, dolori addominali, stitichezza, febbre e, più raramente, infezioni da candida, visione sdoppiata, depressione, nervosismo e sogni anormali. Il Ciproxin invece, a differenza del Normix, viene adoperato per la cura di diverse infezioni batteriche negli adulti e nei bambini.

Presenta meno controindicazioni (l’utilizzo è sconsigliato soltanto se si prendono farmaci contenenti tizanidina o se si è allergici a qualcuno dei principi attivi del medicamento) e anche meno effetti collaterali. Per quanto riguarda quest’ultimi, tra i più comuni possiamo trovare la diarrea, dolori articolari nei bambini, diminuzione dell’appetito e mal di testa, mentre più di rado il vomito, una riduzione dell’attività renale, astenia, confusione e disorientamento.

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