Pulizia è sentirsi meglio

Le conseguenze di trascurare un’infiammazione al sigma intestino

L’asportazione del sigma, meglio nota in ambito chirurgico come resezione del sigma, è un intervento che viene eseguito in anestesia generale e mirato a rimuovere tumori maligni che possono intaccare anche il sigma o a risolvere in modo definitivo gravi casi di diverticolosi.

Cosa sono i diverticoli?
Cancro al colon: fattori di rischio
Come fare una diagnosi precoce e tempestiva
Cosa mangiare dopo operazione presezione intestinale

Sigma dell’intestino: perché si infiamma?

Il sigma dell’intestino può infiammarsi in seguito all’insorgenza di alcune patologie che possono colpire l’apparanto digerente ed escretorio, come le varie forme di malattia diverticolare, i tumori e la colite.

Cosa sono i diverticoli?

I diverticoli sono delle piccole tasche che si trovano nel rivestimento del colon e dell’intestino crasso, ma che si possono trovare in misura maggiore anche nel sigma.
Di solito sono innocui e non causano problemi, se non occasionali mal di pancia e crampi, ma se si infiammano possono portare allo sviluppo di malattie, che in alcuni casi possono richiedere degli interventi chirurgici o un cambiamento radicale dello stile di vita, come la diverticolite.

Sigma dell’intestino infiammato: conseguenze più gravi

Il sigma infiammato, oltre a malattie infiammatorie croniche come il morbo di Crohn, se non trattato in modo adeguato può portare anche a conseguenze più gravi, come lo sviluppo di polipi, di vari tipi di tumore maligno (soprattutto nella regione del colon e del retto) e, e questa è la condizione più drammatica, alla formazione di tumore intestinale lungo tutto l’intestino e che, nel 99% dei casi, conduce il paziente alla morte.

Le immagini e le foto di questa patologia, che tramite una ricerca accurata sui forum e sui siti di medicina si possono trovare, sono a dir poco spaventose e mostrano chiaramente come un’assenza di cure, nella maggior parte dei casi, può avere esiti fatali. Anche l’ispessimento del sigma dell’intestino è una conseguenza da non sottovalutare: questa condizione avviene quando la diverticolite non viene trattata o viene trascurata per molto tempo.
Per questo motivo, soprattutto nei pazienti che hanno superato i 60 anni, è importante sottoporsi alla colonscopia per assicurarsi che questa malattia non sia presente.

operazione al sigma intestino

Adenocarcinoma al colon: è gravissimo?

Sì, l’adenocarcinoma al colon è gravissimo, perché si tratta della forma di tumore più diffusa in Italia, ma che viene sempre diagnosticata troppo tardi
a causa della reticenza dei pazienti a sottoporsi all’esame di sangue occulto nelle feci. L’89% delle persone che contraggono questo cancro, soprattutto se già in età avanzata, muoiono prima che siano trascorsi cinque anni dall’inizio della malattia, mentre solo l’11% risulta ancora vivo dopo cinque anni.

Il cancro al colon retto colpisce soprattutto le donne (nella classifica dei tumori femminili, si trova soltanto al secondo posto, una posizione appena sotto il cancro al seno), mentre gli uomini, anche se ne sono toccati a loro volta, decedono soprattutto a causa dei tumori della prostata (primo posto) e del polmoni (secondo posto). Nella classifica dei tumori maschili, l’adenocarcinoma al colon si trova al terzo posto.

Cancro al colon retto: fattori di rischio

L’adenocarcinoma al colon ha più probabilità di manifestarsi nelle persone che hanno più di 50 anni, per questo, superata questa soglia d’età, è importante sottoporsi a regolari controlli medici, anche più volte all’anno. Anche i pazienti affetti da rettocolite ulcerosa, o da altre malattie infiammatorie come il morbo di Crohn, indipendentemente dalla loro età devono effettuare visite periodiche da uno specialista, in quanto sono i soggetti più a rischio di sviluppare un cancro al colon retto.

Tra i fattori di rischio che possono portare allo sviluppo di questa patologia, oltre a quelli che abbiamo già elencato, possiamo trovare l’ereditarietà, le mutazioni genetiche, un regime alimentare scorretto e dove sono presenti molti grassi, la sedentarietà, l’obesità, il fumo, il consumo elevato di alcol, l’assenza parziale o totale di attività fisica e la cattiva pulizia del colon.

Sintomi di tumori al sigma

I sintomi più comuni della possibile presenza di un tumore al sigma sono un cambiamento nelle abitudini intestinali, ad esempio un’alternanza di diarrea-stitichezza, la presenza di sangue occulto nelle feci (chiamato così proprio perché non si vede ad occhio nudo, ma si può rilevare attraverso analisi eseguite in laboratorio), una perdita di peso ingiustificata e non dovuta a diete dimagranti, l’occlusione intestinale e la presenza di polipi più o meno grandi.

I polipi, che generalmente nelle prime fasi del cancro al colon non danno fastidio (tanto che il paziente non si accorge nemmeno della loro presenza), si attaccano alla mucosa del colon.

Cancro al colon: dove si concentra il dolore?

Il dolore, nella fase più acuta della malattia, si concentra soprattutto nella regione addominale.
Di solito il paziente, oltre ad una sensazione di gonfiore non dovuta al consumo di alimenti particolari, può avvertire anche crampi rettali o un forte dolore nella zona pelvica.

Il sigma del colon e quello medio sono la stessa cosa?

Sì, il sigma del colon e quello medio sono la stessa cosa: entrambi i termini si riferiscono alla parte terminale dell’intestino crasso, che si trova tra il colon discendente e il retto.

Intestino sigma prossimale: cosa è?

L’intestino sigma prossimale è la parte finale del sigma, che si trova prima del colon discendente e che collega i due tratti.

Cancro al colon retto: come diagnosticare il male

Il modo più efficace per diagnosticare il cancro al colon retto è quello di sottoporsi al clisma opaco: questo esame, che di solito viene eseguito in ospedale o presso uno studio medico attrezzato, viene usato per individuare con sicurezza la presenza di tumori e diverticoli.

Come si svolge? Il dottore, o l’infermiere, dopo aver fatto sdraiare il paziente su un lettino, inserisce nel suo retto una sonda di dieci centimetri, collegata ad una sacca che dapprima immette, in modo graduale, il liquido di contrasto, poi l’aria per disperderlo maggiormente nella cavità e ottenere una visione ottimale del colon. Durante l’esame, oltre a riprendere delle immagini dell’intestino e del sigma grazie ai raggi X, il medico chiede al paziente di cambiare la posizione per vedere tutta la struttura dell’organo e, se già presente, anche la zona che è stata colpita dall’adenocarcinoma del colon.

Come fare una diagnosi precoce e tempestiva

Esistono tre modi per fare una diagnosi precoce del tumore al colon: il primo consiste nell’iscriversi ad un programma per lo screening del sangue occulto nelle feci a partire dai 50 anni. Lo screening, che in genere viene eseguito da un team di ricerca, permette non solo di individuare con sicurezza il cancro prima che diventi metastatico, ma nel 20% dei casi consente di ridurre la mortalità della patologia e di salvare la vita al paziente.

Oltre allo screening, il secondo metodo per individuare per tempo l’adenocarcinoma al colon è quello di sottoporsi, meglio ancora se al compimento dei 50 anni, ad una colonscopia, soprattutto se in famiglia è stato, o è presente, un parente che ha contratto il cancro prima dei 65 anni. Il terzo, anche se rispetto ai primi due è quello meno usato, è il test genetico, che permette di stabilire con sicurezza se la persona è a rischio oppure no. Di solito viene proposto quando, nella famiglia del paziente, ci sono stati più casi e morti di cancro al colon.

Endo pelvica: cosa è?

L’endo pelvica, o endometriosi, è una patologia cronica provocata dalla presenza anomala dell’endometrio, ovvero il rivestimento che si trova nell’utero e che si sfalda ad ogni ciclo mestruale nelle donne fertili, in organi come le ovaie, le tube di Falloppio, il peritoneo, la vagina e l’intestino.

Si tratta di una malattia che colpisce per lo più le donne e che provoca sanguinamenti interni, come avviene con le mestruazioni, causando infertilità e infiammazioni. A seconda del caso, e della gravità, il medico può decidere di intervenire o con una terapia ormonale (di solito riducendo gli estrogeni o aumentando gli androgeni tramite la pillola anticoncezionale) o con un intervento chirurgico, come la laparoscopia o la laparotomia.

Laparoscopia: a cosa serve?

La laparoscopia serve ad esplorare la cavità dell’addome per vedere se ci sono aree che sono state colpite dall’endometriosi, cisti o noduli. Se le lesioni sono visibili o sono già ad uno stadio avanzato, si procede con l’eliminazione delle stesse e con un eventuale prelievo di materiale per la biopsia.

La si pratica unicamente nei casi in cui la terapia ormonale non ha effetto sull’endometriosi. A differenza di quanto avveniva soltanto dieci anni fa, la degenza in ospedale è molto breve (appena tre giorni) e l’intervento non fa gonfiare la pancia, perché al giorno d’oggi viene eseguito tramite l’inserimento degli strumenti chirurgici all’interno di tre o quattro piccoli fori, che vengono praticati prima sull’addome della paziente.

Per quanto riguarda invece la dieta, una settimana prima della laparoscopia la paziente deve mangiare in bianco, senza frutta né verdura, e assumere del carbone vegetale sotto forma di pillole (lo si può trovare sia nelle erboristerie sia nei negozi online).

Cosa mangiare dopo operazione di resezione intestinale

Dopo un’operazione di resezione intestinale è importante seguire una dieta povera, quindi alimenti che contengono grassi o cereali con glutine come gli insaccati, i formaggi di origine vaccina, il pane e la pasta devono essere evitati perché altrimenti potrebbe esserci il rischio che l’intestino si blocchi ancora.

Invece il semolino, come la frutta e la verdura, il pesce, il grano saraceno, la quinoa, la soia, i legumi, il formaggio di pecora e quello di capra possono essere consumati senza problemi, in quanto più leggeri e facilmente digeribili.

Serve la morfina o farmaci forti per superare l’intervento?

Sì, nei primi giorni dopo l’intervento di resezione intestinale potrebbe essere necessario assumere la morfina o altri farmaci, perché spesso dopo l’operazione i pazienti accusano dei dolori molto forti.

Quando si mette il sacchetto per tutta la vita?

Il sacchetto per tutta la vita, o stomia definitiva, lo si mette quando c’è un tumore rettale molto vicino all’ano e che non può essere rimosso completamente durante un intervento chirurgico. Oltre a questo, altri casi che possono comportare l’uso del sacchetto per tutta la vita sono le malattie croniche intestinali, i traumi addominali che presentano lesioni viscerali e alcune patologie congenite che comportano malformazioni di vario tipo a livello dell’apparato gastrointestinale.

Per fortuna quest’evenienza, con il miglioramento della chirurgia, delle terapie e l’incremento della diagnosi precoce, al giorno d’oggi è più rara rispetto che in passato, ma ciò non significa che non sia più necessaria in alcuni casi.

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